Ve lo ricordate “L’illusionista”, film con Edward Norton, Jessica Biel e Paul Giammatti, che aveva riscosso un certo successo al Sundance del 2006? Neil Burger, regista del Connecticut di cui sono noti pochissimi particolari biografici ci riprova con un’opera politically scorrect e piena di effetti speciali da videoclip. Il protagonista, uno scrittore fallito e sfigato, incontra l’ex cognato che gli offre un farmaco sperimentale dagli effetti straordinari. Bradley Cooper alias Eddie Morra riesce così in soli quattro giorni a finire un romanzo. Ma l’effetto della pasticca svanisce presto. Tornato indietro per avere altra “droga” trova lo spacciatore morto. Prima dell’arrivo della polizia prende tutte le pasticche che trova in casa. Comincia così la sua veloce ascesa nel mondo di Wall Street. La sequenza della sua evoluzione è una zoommata in abisso come nella migliore tradizione videoclip. Purtroppo le pillole stanno per finire, gli effetti collaterali sono terribili e portano ad una morte certa. Morra scopre che molti del suo giro stanno morendo di astinenza. Nel frattempo è seguito a distanza da loschi figuri e da mafiosi che vogliono accaparrarsi la loro parte di pasticche. Fughe, sparatorie, colpi di scena. E Finale a sorpresa. Eddie è talmente intelligente che pensa di affidare ad uno scienziato la cura contro gli effetti collaterali a lunga scadenza. Supersmart, ricco da far paura e amato dalla donna che ha sempre voluto, non ha nient’altro da desiderare. Una storia di felice tossico dipendenza senza cattive conseguenze sulla salute. Consigliato agli amanti dell’LSD e di tutte le metanfetamine.
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martedì 23 agosto 2011
I guardiani del destino
Gorge Nolfi, meglio conosciuto per le sue sceneggiature (“The Bourne Ultimatum”, “Ocean’s Twelve”), adatta a Manhattan il racconto di Philip K. Dick “Adjustment Team”.
Con Matt Damon protagonista e la bellissima Emily Blunt come cointerprete, il film “The Adjustment Bureau” o “I guardiani del destino”, nella traduzione italiana, è uno strano ibrido tra film d’amore, sciente fiction e thriller. Esigui gli effetti speciali, grande il progetto, semplici ma interessanti le soluzioni visive. Il film comincia con il fallimento della campagna elettorale di David Norris. Deluso si rifugia a preparare un discorso per i suoi elettori nel bagno di un palazzo pubblico. Ma da uno delle toilette sbuca a sorpresa Elise Sellas in fuga dal suo matrimonio. Scambio breve di battute fra politico e ballerina e immediatamente è amore.
Oscar, amanti e diamanti: il mito di Elizabeth
Le divinità, come è noto, sono eterne e in quanto tali non possono morire. Brilla nel firmamento Elizabeth Taylor, molto di più di un diamante da 70 carati, e la sua luce è così potente che illumina il mondo. Tutte le volte che gli occhi possono godere della sua immagine impressa sulla pellicola: in bianco e nero o a colori. Con gli occhi viola o in visone. A casa di James Dean. Mentre bacia Rock Hudson. Uccide uno schiavo. Ama Cesare e poi Marcantonio. Miagola su un tetto, urla in manicomio, abbraccia Mongomery Clift e inveisce contro Richard Burton. Perché lei, l’ultima delle stelle di un’epoca ormai lontana, la più brava, l’inossidabile bisbetica domata che si riflette in un occhio d’oro, ha vissuto al massimo fra eccessi e follie. Ha amato la vita e superato malattie, traumi e vedovanze. E nel frattempo è riuscita a crescere quattro figli e ha saputo farsi amare anche da questi e da ben nove nipoti che l’hanno accompagnata fino all’ultimo respiro. Solone diceva che un uomo non può dirsi felice finchè non muore felice. Questa super donna, leggendaria attrice, baciata dalla fortuna e dalla bellezza, ha contribuito col suo carattere a forgiare l’immagine di una donna nuova, emancipata e combattiva. Ha amato tanti uomini e otto volte si è sposata. Ha ceduto al suo carisma persino l’efebico Michael Jackson. Cinque volte si è rotta la schiena. E’ sopravvissuta ad un tumore al cervello, uno alla pelle e a due polmoniti. Negli ultimi venti anni si è impegnata seriamente nella lotta all’Aids.
Dalla leggenda al mito. Erodoto di Alicarnasso introduceva così le sue Historie: “gli avvenimenti degli uomini non svaniscono col tempo e opere grandi e mirabili non restano senza gloria”. Ciao Elizabeth.
ROMANEK TORNA ALLA REGIA CON UN ADATTAMENTO
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Cast notevole per l’occasione con Carey Mulligan (“An Education”, “Wall Street – Il denaro non dorme mai”) nel ruolo di protagonista, Keira Knightley a sorpresa in un ruolo di supporto e un cameo della sempre favolosa Charlotte Rampling.
lunedì 28 marzo 2011
Le biglie specchianti di Yayoi Kusama
Enormi biglie specchianti sul pavimento della sala ovale del Gagosian, sei tele, di cui due autoritratti, una “zucca bacata” e un cubo specchiante. L’esibizione propone un percorso nell’opera dell’artista giapponese ultraottantenne Yayoi Kusama. A partire dalle sfere di Narcissus Garden che la fanno notare alla Biennale di Venezia del 1966. Vendendole in abiti tradizionali agli avventori guadagna l’attenzione del mondo e un posto nella storia dell’avanguardia che apprezza la sua eccentrica riflessione sulle dinamiche commerciali dell’arte.
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Yayoi Kusama, 33° Biennale di Venezia, 1966 |
Molto più recente Passing Winter (2005), un cubo di specchio, forato da circonferenze variabili: affacciarvisi è un’esperienza esistenziale più che voyeurista.
Al centro dell’anticamera più piccola della galleria troneggia una zucca d’alluminio pure questa con superficie riflettente, Reach up to the Universe, Dotted Pumpkin (2010) (vedi foto 3). Piena di buchi permette di guardarne l’interno rosso brillante. Sulle mura in tinta della stanza tanti specchi convessi.
Meno incisive le opere pittoriche.Sebbene si presenti in forma entropica l’opera di questa artista giapponese pone in dialettica definendoli come separati e contraddittoriamente contigui l’interno con l’esterno e il contenente con il contenuto.
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Pluto in Bone Trouble (1937) |
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